5′ Lettera di Tolkien: A G.B. Smith 

11esimo Fucilieri del Lancashire, B.E.F., France 12 agosto 1916

Mio caro Geoffrey,

grazie davvero per la lettera di Christopher. Da allora ho pensato molto – ma per lo più sono cose che non si possono dire finché Dio non ci farà incontrare di nuovo, anche se solo per poco. […] Sono completamente d’accordo con la parte che tu hai sottolineato, ma stranamente non più con la parte che ho io segnato e commentato. Sono andato nel bosco la notte scorsa – siamo di nuovo accampati all’aperto, dopo aver scavato per la seconda volta trincee nello stesso posto di quando ti ho visto – e anche la notte prima e mi sono seduto a pensare. […] Lui solo sa (Rob) che io sono perfettamente sincero e che non ho assolutamente l’intenzione di tradire il mio affetto per lui – di cui mi rendo conto ora, man mano che passano i giorni, ora che lui, di noi quattro, se ne è andato – quando dico che ora credo che la grandezza che noi tre intendevamo è davvero nel destino del T.C.B.S.*; allora la morte di uno dei suoi componenti non è altro che un’amara esclusione di quelli che non erano destinati ad essere grandi – almeno direttamente. Dio solo mi è testimone che non voglio sembrare arrogante – in realtà mi sento abbastanza meschino è immensamente più debole e più povero, adesso. La grandezza che io intendevo era quella di un grande strumento nelle mani di Dio – un uomo d’azione, un realizzatore di grandi cose, un iniziatore, come minimo, di grandi cose. 

*Club del tè e società Barrovian

Ricordo che tale è solo un estratto della lettera sopracitata: vi rimando alla lettura completa attraverso il libro “La Realtà in Trasparenza”

You cannot copy content of this page

%%footer%%