Letture consigliate: Beowulf (tradotto da Tolkien)

Fonte: Jrrtolkien.it
Dopo quasi novant’anni uno dei manoscritti più attesi da tutti gli studiosi di J.R.R. Tolkien è stato finalmente pubblicato. Non si tratta di un’opera sulla Terra di Mezzo, ma i legami ci sono comunque. 

La traduzione e il commento del Beowulf fatta da Tolkien, curato dal figlio, Christopher Tolkien, contiene anche un racconto inedito dello scrittore con uno stile e delle tematiche legate al poema anglosassone. 

Il Beowulf fu, per ammissione dello stesso Tolkien, una delle fonti di ispirazione per la sua opera. E anche Sellic Spell ne è una dimostrazione: è una «meravigliosa favola» scritta da Tolkien come se fosse per forma e stile una fiaba in Inglese antico, in cui non vi era alcuna associazione con le «leggende storiche dei regni del Nord».

Professore di Anglosasssone a Oxford, Tolkien era un esperto riconosciuto del poema Beowulf, il testo più lungo in poesia allitterativa sopravvissuto in quella lingua. 

Il suo commento più noto al poema è il saggio Beowulf : The Monsters and Critics, che era stato letto alla British Academy il 25 novembre 1936 come Sir Israel Gollancz Memorial Lecture, e pubblicato nel volume XXII degli Atti dell’Accademia. Il saggio aprì una nuova era della fortuna del poema. Lo scrittore criticò l’eccessivo interesse dei suoi contemporanei nelle sue informazioni storiche che se ne potevano trarre (in Heaney, p.7). Tolkien trovava che il valore letterario del poema era stato ampiamente trascurato e sosteneva che 

«è in realtà così interessante come poesia, con versi così potenti da mettere in ombra tutto il contenuto storico…». 

Il saggio è disponibile ai lettori italiani nell’edizione del “Beowulf” curata da Seamus Heaney edita dalla casa editrice Fazi (2002, 28 euro). Fino a pochi anni fa, si sapeva anche che Tolkien aveva tradotto il poema, soprattutto a fini didattici, perché lo poteva usare nelle lezioni all’Università. La Biografia di Carpenter menzionava una traduzione del Beowulf da parte di Tolkien ed essa faceva parte dei manoscritti donati alla Bodleian Library di Oxford da Christopher Tolkien nel 1986 e inseriti nella sezione riservata, disponibile solo con il permesso della Tolkien Estate. 

  

Nel 1996 Michael Drout, professore di inglese al Wheaton College (nel Massachusetts, Usa), esperto studioso di Tolkien, mentre era alla biblioteca inglese per delle ricerche, scoprì Studiosi: Michael Droutche in una scatola dell’archivio, insieme a una copia del saggio The Monsters and Critics erano nascoste circa 200 pagine non pubblicate di materiale sul Beowulf. Da esse, Drout pubblicò nel 2002 il volume J.R.R. Tolkien, Beowulf and the Critics, edito dall’Arizona Center for Medieval and Renaissance Texts and Studies. La traduzione e relativa parafrasi del Beowulf non è stata, invece, pubblicata, anche se Drout ci aveva lavorato fino al 2010. È falsa la notizia che Drout avesse trovato nel 2002 la traduzione di Tolkien, come riportato erroneamente da moltissimi siti web e da qualche quotidiano anche in Italia. Infine, un estratto del Beowulf, resa da Tolkien in caratteri valmarici (da lui usati dal 1922 al 1925 per le prime fasi del Quenya) è stata pubblicata nel numero 14 della rivista Parma Eldalamberon (in “Early Qenya and The Valmaric Script”, pp. 90, 120, 122).

Ecco ora si chiariscono una serie di misteri legati al veto posto dalla Tolkien Estate nel 2010 a Michael Drout. Il nuovo libro è stato curato da Christopher Tolkien. 

«La traduzione di Beowulf fatta da Tolkien è un’opera giovanile, molto particolare nella modalità di composizione», commenta Christopher. «Mio padre vi tornò in un secondo momento per apportare correzioni affrettate, ma sembra non avesse considerato la sua pubblicazione. Quest’edizione è duplice, però: oltre la traduzione del poema è inserito anche un commento illuminante su di esso, sempre di suo pugno. È scritto per essere usato in un ciclo di lezioni tenute a Oxford negli anni Trenta. Da queste lezioni è stata effettuata una selezione consistente, così da formare un commento sulla traduzione di questo libro». 

«L’attenzione che Tolkien aveva per i dettagli viene fuori bene in questi commenti – continua Christopher – e resituisce il senso d’immediatezza e la chiarezza della sua visione. È come se mio padre fosse entrato nel passato immaginato dal poema: in piedi accanto a Beowulf e ai suoi uomini mentre si scuotono nelle cotte di maglia per asciugarsi non appena sono sbarcati dalla nave sulle coste della Danimarca, in ascolto mentre cresce la rabbia di Beowulf per la provocazione di Unferth, o alzando lo sguardo con stupore mentre la mano terribile di Grendel entra dal tetto di Heorot». 

Ma il commento di Tolkien in questo libro include anche molto materiale da quelle lezioni in cui, pur sempre attenendosi al testo, lui esprime le sue impressioni in un’ottica più ampia.

 

Christopher Tolkien
 
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