Tempo di vendemmia, tempo di usanze e memorie del passato:
“Se in settembre senti tonare, tini e botti puoi preparare.”
“A settembre, si taglia ciò che pende.”
“Agosto matura e settembre vendemmia.”
Questi sono i “detti” regionali che parlano della vendemmia, la raccolta dell’uva da tavola maturata al caldo sole dei mesi estivi, ed Ischia è ricca di vigneti e di tradizioni tramandate: dalle grandi aziende viticoltrici ai singoli nuclei familiari che ripetono annualmente la produzioni di briosi vini, che non possono mancare nella nostra cultura culinaria mediterranea. Questi sono i giorni in cui molti si mobilitano, si organizzano con i loro tempi utili e partono verso gli appezzamenti brulicanti di grappoli. Gli amici di Forio in foto hanno concesso a Bay of Belfalas un racconto della tradizione personale: questo è quello che noi definiamo per antonomasia “vino a Km 0″, in questo caso per il diretto consumo domestico proprio. I vigneti attendono la forbice di pota e le grandi ” Menegl’ ” (Menelle: capienti tini, nel dialetto foriano).
La vendemmia è un lavoro che si svolge più o meno allo stesso modo in tutte le parti del mondo. Tuttavia, […] la raccolta dell’uva, fino a qualche anno fa, era caratterizzata dal canto degli stornelli. Durante la Vendemmia, infatti, cantando stornelli d’amore o a dispetto (cioè tali da far dispiacere o capaci di provocare la persona alla quale erano diretti) le donne soprattutto, ma anche gli uomini cercavano di rendere più piacevole il lavoro. (fonte: La Vendemmia)
Armati di buona volontà i nostri amici si apprestano a recidere e poggiare l’uva nei contenitori per poi trasportarli in cantina per la lavorazione: di lì il travaso nel contenitore più grande. I grappoli poi vengono triturati nel macchinario che li separa dagli acini e la polpa viene pigiata successivamente nel torchio; il risultato di questa lavorazione manuale è un profumato mosto inebriante che cola in un nuovo contenitore. Pigiata tutta l’uva, il vino viene travasato in uno o più silos e vengono aggiunti metabisolfiti di sodio (o bisolfiti in sua alternativa) che agiscono da antiossidanti e preservanti. Parte così il processo della fermentazione (alcuni la chiamano “bollitura” dato dal caratteristico bollore che avviene sulla superficie del liquido): entrano in gioco (a discrezione di chi crede in esse) le fasi lunari per i successivi mesi: il vino verrà “spicciato”, volgarmente detto, pulito dai residui della bollitura più e più volte e finchè ci sarà bisogno, fino a maturazione. Sarà poi imbottigliato ed il gusto delle uve Frassitelli, Biancolella, Forastera verrà servito tutto l’anno, accompagnando il pasto e ricordando il lavoro delle proprie mani, perché la terra dona sempre tutto il necessario all’attento e premuroso coltivatore.
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