Nelle camere di guarigione – Faramir ed Éowyn

Ad un cenno di Faramir il Custode si allontanò con un inchino.

“Che cosa desideri che io faccia, signora”, disse Faramir. “Sono anch’io prigioniero dei guaritori”.

Ed egli la guardò, ed essendo uomo profondamente sensibile alla pietà, gli parve che la bellezza e la tristezza di Éowyn gli trafiggessero il cuore. Ed ella lo guardò e vide la grave tenerezza dei suoi occhi, eppure sapeva, poiché era cresciuta fra gli uomini d’arme, che innanzi a lei era un uomo che nessun Cavaliere di Rohan avrebbe saputo eguagliare in battaglia.

“Che cosa desideri?, egli ripeté. “Se è in mio potere, lo farò”. “Vorrei che ordinassi a questo Custode di lasciarmi andare”, ella rispose;

ma nonostante la fierezza delle parole, il suo cuore esitò, e per la prima volta dubitò di se stessa. Si rese conto che quel grande uomo, al tempo stesso severo e gentile, poteva considerarla capricciosa, come un bambino che non ha la costanza di condurre alla fine un compito tedioso.

“Sono anch’io affidato al Custode, rispose Faramir e non ho ancora assunto il mio incarico nella Città. Ma anche se lo avessi fatto, ascolterei tuttavia i suoi consigli e non mi opporrei alla sua volontà in questioni riguardanti la sua arte, se non in caso di estrema necessità”.
“Ma io non desidero guarire”, ella disse. “Desidero andare in guerra come mio fratello Éomer, o meglio ancora come Théoden il re, il quale morì ed ora ha al tempo stesso pace e onori”.
“E’ troppo tardi, signora, per seguire i Capitani, anche se ne avessi l’energia, disse Faramir, ma la morte in battaglia forse ci attende tutti, volenti o nolenti. Sarai più pronta ad affrontarla come meglio credi, se finché sei ancora in tempo farai ciò che ordina il Custode. Tu ed io dobbiamo sopportare con pazienza le ore di attesa”.

“Ma i guaritori vogliono che rimanga a letto altri sette giorni, disse, e la mia finestra non è rivolta a oriente”.

La sua voce era adesso quella di una fanciulla giovane e triste.
Faramir sorrise, benché il suo cuore fosse colmo di pietà.

“La tua finestra non è rivolta a oriente?”,disse. “E’ un inconveniente che si può risolvere. Darò ordini al Custode. Se rimarrai in questa casa, affidata alle nostre cure, e se riposerai, potrai camminare al sole in questo giardino, come e quando desideri, e guarderai a oriente, ove sono tutte le nostre speranze. E qui troverai me, che passeggio e attendo, e guardo verso oriente. Allevieresti le mie pene, se discorressi con me, o passeggiassi a volte in mia compagnia”.

 

 

 

tratto dal cap. V, “Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re”
 

 

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